Antologia critica

"Quando ho conosciuto Riccardo Corti, giovane ragazzo fiorentino, i suoi entusiasmi erano rivolti al cinema, parte vitale del mio lavoro e della mia vita. La vicinanza di un uomo geniale come Luchino Visconti lo spinse sempre più alla perfezione, alla poesia, alla purezza dell'immagine. La morte di Visconti fu per tutti un grave trauma e così penso sia stato anche per lui. Da allora lo persi di vista, seppi che voleva fare sempre del cinema con sue sceneggiature, con sue idee piene di giovinezza. Ma penso che alla fine ne fu deluso. Per molto tempo non seppi più niente di lui e del suo lavoro, poi me lo ritrovai pittore e ora più che mai pittore con smania di ricerca attraverso il colore e la composizione astratta e pura. Il suo nuovo mondo pittorico, al momento, penso sia un mondo ancora di ricerca, tra il surrealismo e l'immagine vera di un racconto che si interrompe per ricercarsi. Riccardo Corti ha molte cose da dire. Il vivere poetico della sua sensibilità troverà alfine la concretezza di un racconto visivo, pulito e personale. Nel suo istinto c'è la voglia di essere artista e se lavorerà con impegno, entusiasmo, verità e poesia, penso e credo che artista sarà"

Umberto Tirelli
(dal catalogo della mostra personale di Riccardo Corti, Biblioteca Comunale, Galliate Lombardo, 1987)



"L'uso di colori forti e puliti, disposti in maniera armonica tra loro ma sempre originale, è uno degli aspetti che mi ha colpito del lavoro di Riccardo Corti. Mi sembra da un lato importante dell'arte figurativa e non. Infatti anche per me interpretare un brano, l'usare per così dire le note nel far musica, è vedere i colori: ad esempio, il re maggiore è rosso, il do minore è nero, il sol maggiore è azzurro, il la maggiore è verde, il mi bemolle maggiore è giallo e così via.
Così, con originalità e poesia, Riccardo Corti dipinge oggetti che si inseriscono nello spazio fisico armoniosamente, senza mai comunicare senso di vuoto. La sensazione che se ne ricava è di una ricerca continua della bellezza, quella spontanea ed autentica, quindi vitale"

Salvatore Accardo
(dal catalogo della mostra personale di Riccardo Corti, Cappella Medicea, Seravezza, 1991)



"Iperrealista e concettuale al tempo stesso, Corti realizza i suoi dipinti mediante l'uso di colori algidi, eppur capaci di vibranti cangiantismi e miscela sapientemente finezze grafiche ed ironie da pop-art (è il caso dei grandi frutti, che qua e là inopinatamente emergono). Il concetto di 'natura' è comunque svolto da Corti in maniera dissimile (e - si direbbe - con infiniti sottintesi psicanalitici): spesso dipinge agavi, piante carnose e tentacolari, indice di una forte sensualità insita nell'artista, mentre le sue pinete versiliesi, con quei sottili alberi che campeggiano nello spazio vuoto (ma tutt'altro che banale dal punto di vista pittorico), esprimono un senso di sereno anelito alla solitudine, così come alcuni bastoncini intrecciati simboleggiano forse la levità dell'unione. Infine, i suoi cavalli, gessosi come gli amati esempi dechirichiani, sono smontati e rimontati in policromi puzzle, diventando icone arcaiche e futuribili al tempo stesso"

Lucio Scardino

(dalla brochure della mostra personale di Riccardo Corti, 
Sala Nemesio Orsatti, Pontelagoscuro, 1993)



"Tutte le atmosfere dei dipinti di Riccardo Corti ammiccano ad un 'altrove', nonostante i bastoncini organizzino uno spazio che le trattiene nell'ambito delle nostre categorie percettive. A suo modo pascoliano, Corti porta con sé, custodisce il surrealismo del fanciullo e la sua ostinazione nel credere che questo mondo non sia l'unico possibile. Dipinge i cavalli, a cui l'uomo da sempre attribuisce sogni e doti che invidia - oggetto di metamorfosi (Pegaso e il Centauro) - ma li battezza 'Minotauri', nello spaesante tentativo di riscattare così uno dei mostri terribili della leggenda e della cui innocenza Corti è assolutamente convinto. Conferisce ai due cavalli una saggezza per cui nulla possa turbarli, messaggeri provenienti dalle dimensioni di cui poc'anzi si parlava.
Si spinge nell'eternità di cui si intravede a fuoco solo qualche momento, e tutto il resto è spuma, tempo impalpabile. Condivide con Rimbaud visioni di fosfori canori in un tramonto sospeso nel cielo, mentre due onde venute da lontano si separano senza ragione. Nel cielo  alto, quello che si stacca da terra, sopra i nembi, i cirri, semisfere d'arance solari, calme, sospese e a loro agio, fluttuano"

Antonella Serafini

(dal catalogo della mostra personale "Medium coeli" di Riccardo Corti, M
ercurio Arte Contemporanea, Viareggio, 1999)



"Riccardo Corti inventa su una superficie lucida e mossa una profondità tridimensionale attraverso figure che ne schermano il fondo: alberi, agrumi o bastoncini sospesi, nei colori un po' glam della sua pittura"


Paolo Emilio Antognoli
(dal catalogo della mostra collettiva "Sinastrie", Scuderie Borbone
, Camaiore, 2001)



"Di nuovo il cielo, alto, questa volta teatro di una danza di pini leggeri come croci liberate dal peso del martirio. E ancora il mare nelle chiome, rose dal sale, di cui non resta che un'ombra fosforescente. Questa sorta di transumanazione ci appare come una emigrazione verso altri pianeti della natura uccisa. E con essa trasmigra l'anima dei poeti, estranei ormai a questa terra non meno degli alberi e dei sentimenti.
Salgono come lente lance, hanno pagato il prezzo dell'ascesa con mutilazioni che tuttavia poco contano adesso che si sono trasformati in energia immateriale"

Antonella Serafini

(dal catalogo della mostra personale "Itaca" di Riccardo Corti, Mercurio Arte Contemporanea, Viareggio, 2001)



"Alberi alti, dai tronchi lunghi e sottili, sono i protagonisti soli e solitari delle tele di Riccardo Corti, con sfondi dai toni quasi stridenti - con uno stile che ricorda il Tie & Die degli anni '70 - che però ben si amalgamano tra di loro con sfumature tra lo psichedelico e il fosforescente. Lo spazio domina nel vuoto sospeso dei fondi, provocando una solitudine rarefatta, addolcita dalla diversa gamma di colori tra i più contrastanti"

Massimiliano Simoni
(dalla brochure della mostra collettiva "Trigono", Sala delle Grasce
, Pietrasanta, 2004)



"C'è una giusta dose di romanticismo nelle nature di Riccardo Corti. Al di là della sua attenta ricerca pittorica, dove la nevrosi umana incontra il freno di una disciplina interiore, e oltre la sua dolce simbologia erotica di agrumi e angurie, Corti indaga il sensibile nascondendo come può quel senso di amore che romanticamente lega a sé ogni cosa. Ne nasce una pittura poetica, meticolosa e propensa alla sintesi.
Ai pini riesce a infondere umori di mare, isolandoli di fronte a uno spazio atmosferico, carico di iodio. E' una scena nell'insieme irreale che ospita su chiome e rami molte singole realtà del vivere. Dove tutto si muove alla ricerca di essere stimolo alla sensazione estetica, Corti entra alle porte di una pittura di rarefazione, molto più dell'immagine che della materia, dove si pone cura dell'unità di tutta la superficie"

Marco Del Monte
(dal catalogo della mostra personale "Domani, forse" di Riccardo Corti, Mercurio Arte Contemporanea, Viareggio, 2005)



"In composizioni equilibrate nelle quali l'eleganza dinamica delle forme si unisce alla morbidezza delle sfumature, Riccardo Corti propone i suoi soggetti preferiti: esili pini marittimi, policromi agrumi in sezione e bastoncini sospesi nel vuoto. Gli oli di Corti, dall'intenso impatto visivo e dalla forte valenza simbolica, creano un gioco testuale di notevole pregio stilistico, nell'ambito di una pittura di sintesi, volta ad indagare il sensibile con inquietudine e lirismo"

Gianni Costa

(dal catalogo della mostra collettiva "10", Scuderie Granducali, Seravezza, 2009)